È rimasto a servizio dell’Impero per 80 anni, e ha visto morire ben quattro imperatori. Ladislav Skultéty-Gabriš, ussaroslovacco, è stato il militare di carriera che ha servito più a lungo il suo datore di lavoro – in tutto il mondo. Per lui è stata coniata la definizione di “eterno soldato imperiale”. Nato nel giugno 1738 a Mojtin, nella Slovacchia occidentale (distretto di Puchov, regione di Trencin), finì dopo la morte della madre come volontario in un reggimento di Ussari, lo stesso dove era inquadrato anche il padre Juraj Gabriš, e prese le armi dopo un anno, quando era 13enne. Sopravvisse a 22 campagne di guerra cimentandosi su 256 campi di battaglia, e fu al servizio degli imperatori Maria Teresa, Giuseppe II, Leopoldo VII e Francesco II – in seguito rinominato Francesco I. Se ne andò a 93 anni, nell’agosto 1831, ancora soldato, morendo a San Nicola, in Romania. È da lì che in questi giorni i suoi resti sono ritornati in Patria, dove, all’arrivo in aeroporto, gli sono stati riservati gli onori degli eroi, quelli che probabilmente non ha mai ricevuto in vita, con la Guardia d’Onore delle Forze Armate della Slovacchia e il suo Capo di Stato Maggiore Generale Peter Vojtek.
La storia militare lo ricorda come il più duraturo – e più vecchio – soldato. Come ricorda lo slovacco Vladimír Segeš dell’Istituto storico militare slovacco (Vhu), che pubblicò nel 2011 un lungo articolo sulla rivista mensile del Ministero della Difesa, per dodici volte Škultéty si trovò a combattere contro i Francesi, sette volte contro i Prussiani, due contro i Turchi e una volta anche contro lo Zar di tutte le Russie. La sua storia, di cui per primo scrisse in tedesco l’etnografo slovacco Ján Čaplovič (1780-1847) nell’articolo “Ladislav Škultéty – il soldato più anziano” per il settimanale viennese Iris nel 1825, fu ripresa al tempo da molti giornali e periodici, con parole di lode e ammirazione per la sua lunghissima carriera negli Ussari. Fu poi immortalata in due romanzi storici negli anni ’70 del secolo scorso dallo slovacco Ján Martiš (anche lui originario di Mojtin): “L’eterno soldato imperiale” e “Servire quattro imperatori”.
Vice caporale dopo 25 anni di servizio, poi caporale, non ebbe una carriera esattamente fulminante, ma forse proprio per questo fu così inusitatamente longevo. Alto 5 piedi, 4 pollici e 7 linee (poco meno di 170 cm), come risulta da un documento del 1780, viene definito un “ussaro di buona corporatura”.
Tra le più famose guerre e battaglie europee del periodo che abbiamo studiato (insomma… si fa per dire) sui libri di storia, il nostro eroe ha vissuto ad esempio la Guerra dei Sette Anni (1756-1763), ove fu due volte ferito ma partecipò comunque alla presa di Colonia e poi di Berlino, o l’ultima guerra contro i Turchi(1787-1791). Ritornò col suo reggimento in Europa occidentale sugli echi della Rivoluzione Francese, quando la Francia dichiara guerra nell’aprile 1792 all’Austria, questa volta affiancata dalla Prussia.
Sergente e poi alfiere (gonfaloniere) del reggimento, che perde metà dei suoi uomini e cavalli nei primi sei mesi di guerra contro la Francia, Skultety sopravvisse a tutte le Guerre napoleoniche – fino al 1815, quando aveva ormai 77 anni, ben oltre l’età media di allora, tanto più se si considera quella dei militari di prima linea. Ebbe la fortuna di essere dislocato con i suoi compagni in questa lunga campagna soltanto in battaglie minori, ma la cosa è comunque abbastanza miracolosa: in quegli anni morirono sul campo più di 350 mila soldati ungheresi. Ricevette due tra le maggiori onorificenze: la Croce d’Armata e la Medaglia d’argento per l’eroismo (1790).
Nel 1825, mentre prestava servizio d’onore al palazzo imperiale dell’Hofburg a Vienna, Francesco I d’Asburgo notò quel vecchietto (allora 87enne) che ancora teneva con vigore e dignità il labaro del reggimento. Saputo che vi aveva servito per 75 anni, Franz lo fece chiamare e gli chiese che premio desiderasse per un così lungo servizio all’Impero, suggerendogli che avrebbe potuto farlo ufficiale e inviarlo al meritato riposo. Secondo la tradizione, Škultéty rispose che era grato a Sua Altezza per la generosa offerta, ma la grazia maggiore che l’Imperatore poteva fargli era di lasciarlo al suo incarico, così che da gonfaloniere potesse anche finire i suoi giorni. Pare che Franz sia rimasto colpito dalla risposta del soldato, e disse che certo, fosse come lui desiderava. E ordinò al comandante del reggimento di tenere l’uomo come gonfaloniere a tempo indeterminato, esentandolo però da qualunque servizio, e fissandogli un salario annuo di cento pezzi d’oro. A quel punto anche il titolare del reggimento, il generale di cavalleria Michael Kienmayer, aggiunse come premio annuale per lo Škultéty altri cento pezzi d’oro.
Ladislav Škultéty parlava slovacco, ungherese, tedesco e latino, e a 75 anni studiò anche il francese. Secondo il cappellano del reggimento (uno slovacco di Sladkovicovo), era molto religioso e si confessava tutti i mesi, non mancando di fare una generosa offerta. Morì nel 1831 a 93 anni in un lazzaretto militare, nel villaggio di San Nicola (Sânnicolau Mic), in Romania, non lontano dalla città di Arad, dove venne sepolto nel vecchio cimitero del paese, onorato da un ricco monumento in marmo nero con decorazioni in ottone, chiuso da una catena su 4 pilastri.
In seguito al rientro in Slovacchia, la sua salma rimarrà fino al 27 giugno presso la cripta del Duomo di San Martino a Bratislava. In quella data si celebrano i 230 anni dalla sua nascita. Verrà poi tumulata nel suo villaggio natale Mojtin.
(Pierluigi Solieri, fonte Buongiorno Slovacchia)
Nella foto in alto: ritratti del tempo di Ladislav Skultety-Gabriš – a desstra una litografia del 1825 che veniva venduta per un pezzo d’oro (fonte Ceska Televize). Sotto: un busto in bronzo nel villaggio slovacco di Mojtin).